La storia di Paestum è forse già tutta racchiusa nell’evoluzione della sua denominazione: da “Poseidonia” a “Paistom”, da “Paistom” a “Paestum”, poi a “Pesto” e, infine, ancora “Paestum”. In realtà, la storia della cittadina cilentana inizia ancor prima: i primi ritrovamenti, infatti, risalirebbero all’età preistorica, databili più o meno tra l’età paleolitica e l’età del bronzo.
Per quanto riguarda, invece, la fondazione della città ad opera dei greci, la storia della cittadina resta ancora avvolta da quell’alone di mistero che ne amplifica, decisamente, il fascino. Sulla base delle risultanze dei molteplici studi archeologici condotti, la fondazione sarebbe databile nel VII sec. a.C. ad opera dei Dori Sibariti costretti alla fuga dagli Achei.
Il periodo di massima crescita e splendore è, però, databile tra il 560 e il 440 a.C., periodo in cui gli abitanti di Poseidonia riuscirono a sfruttare al meglio tutte le occasioni che gli si mostrarono. Il fiorire dei rapporti commerciali, infatti, fu dovuto oltre che all’abilità degli abitanti dell’attuale Paestum, anche a tre accadimenti fondamentali: il primo è sicuramente legato all’arretramento della dominazione etrusca; il secondo alla completa distruzione di Siris (l’attuale Policoro); il terzo alla distruzione di Sibari (ad opera di Crotone) che pure a Poseidonia aveva dato tanto. Sfruttando questi tragici eventi, anche grazie alla posizione assolutamente favorevole, Poseidonia riuscì a sviluppare un intenso traffico commerciale, sia via mare sia via terra (prettamente con le popolazioni delle aree interne).
Tra il 420 e il 410 a.C. presero, però, il sopravvento le popolazioni lucane con modalità per altro assolutamente ignote. Il primo effetto fu il cambio di denominazione da Poseidonia a Paistom ma, a dispetto di quanto si possa pensare, non cambiò l’egemonia commerciale della cittadina greca che continuò a fiorire anche sotto la dominazione lucana. Molto probabilmente il merito è tutto da ascrivere alle produzioni locali, all’epoca assolutamente richiestissime, alle abilità commerciali ed alla posizione favorevole che, in qualche modo, garantiva una sorta di “dominio” naturale.
La parentesi lucana durò fino al 273 a.C. anno con il quale si fa comunemente coincidere l’inizio della dominazione romana ed il cambio di denominazione in Paestum. L’evento, per quanto possa apparire tragico, non fu in realtà tale. I rapporti con Roma, infatti, furono sempre ottimi anche perché i pestani, in più di un’occasione, si rivelarono fedeli alleati. Proprio le reiterate dimostrazioni di fedeltà spinsero Roma a concedere alla cittadina la libertà di continuare a battere moneta propria. Nonostante la sostanziale indipendenza conservata da Paestum, con l’egemonia romana inizierà anche lo stravolgimento urbanistico della città.
E’ proprio in questo periodo, infatti, che la cittadina cambia totalmente il suo assetto urbanistico, anche grazie ad un massiccio intervento pubblico che condusse alla costruzione di opere di primaria importanza. E’ questa l’epoca in cui vengono edificati il Foro, il Tempio della Pace, il Santuario della Fortuna Virile e l’Anfiteatro. Tuttavia la rivoluzione urbanistica attuata da Roma genera anche tragici e controproducenti effetti: Paestum viene infatti tagliata fuori dalle principali rotte commerciali.
Roma, infatti, si concentra su due vie di comunicazione alternative: la Via Appia e la Via Popilia sancendo il definitivo declino economico delle campagne pestane. La prima, infatti, collegava Roma direttamente all’Adriatico. La seconda attraversava la Magna Graecia per vie interne rendendo, di fatto, assolutamente inutile il transito sulla costa. Il vero declino di Paestum inizierà negli anni successivi al IV sec. a.C. quando l’impaludamento dei territori pestani costrinse le popolazioni a cercare rifugio in zone poste più in alto.
Aspetto importante, che ricollega Paestum alla storia di Casal Velino, è quello relativo alla diffusione del Cristianesimo. A Paestum, infatti, furono traslate (prima di trovare definitiva collocazione nel Duomo di Salerno, le spoglie dell’Apostolo Matteo, ritrovate dal monaco Atanasio a Velia, nei pressi di una fonte termale, e deposte nella Cappella ad duo flumina di Marina di Casal Velino.
I primi ritrovamenti risalgono al XVI secolo mentre la scoperta dell’antica città risale all’epoca della dominazione borbonica. In quel periodo, infatti, per volere di Carlo di Borbone, furono avviati i lavori della SS 18; in quell’occasione, durante gli scavi, furono ritrovati i primi resti dell’antica città.
Nel vastissimo parco archeologico (sede tra l’altro di numerose manifestazioni musicali e teatrali di grandissimo pregio) meritano assolutamente di essere visitati il tempio di Nettuno, quello di Hera (anche noto come Basilica) e il Tempio di Athena (o di Cerere). Tuttavia, oltre ai templi, è d’obbligo una visita ai resti dell’antica città, al foro, alle mure ed al Museo Nazionale.
Per maggiori informazioni è possibile collegarsi al sito ufficiale del Museo Nazionale di Paestum. I prezzi dei biglietti vanno dai 7,00 € (per Museo e Scavi) a 8,00 € (biglietto cumulativo comprensivo di accesso agli Scavi di Velia). In alternativa, quando o Museo e Scavi sono chiusi, è possibile acquistare il biglietto singolo. Hanno diritto alla riduzione del 50% i cittadini di età compresa tra i 18 e i 25 anni, i docenti a tempo indeterminato. Hanno diritto all’esenzione completa: i dipendenti del Ministero per i beni e le attività culturali; militari, vigili del fuoco e guardie forestali in divisa; guide ed interpreti turistici nell’esercizio della propria attività; studenti universitari iscritti ai corsi in Architettura e Conservazione dei beni culturali, lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico o storico-artistico, gli studenti dell’Accademia di Belle Arti iscritti ai corsi di pittura, scultura, decorazione e scenografia; i cittadini di età inferiore agli anni 18 e superiore agli anni 65; gruppi di studenti accompagnati da insegnanti; i possessori di tessera Icom, Icomos e i giornalisti.
Gli orari di apertura al pubblico, invece, si differenziano a seconda di mesi e stagioni secondo il calendario che segue:
Mese | Giorni | Orari |
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Gennaio | 1-15 | 8.45-16.15 |
Gennaio | 16-31 | 8.45-16.45 |
Febbraio | 1-15 | 8.45-17.15 |
Febbraio | 16-29 | 8.45-17.30 |
Marzo | 1-15 | 8.45-18.15 |
Marzo | 16-31 | 8.45-18.30 |
Aprile | 1-15 | 8.45-18.30 |
Aprile | 16-30 | 8.45-18.45 |
Maggio | 1-31 | 8.45-19.00 |
Giugno | 1-31 | 8.45-19.30 |
Luglio | 1-31 | 8.45-19.30 |
Agosto | 1-15 | 8.45-19.15 |
Agosto | 16-31 | 8.45-18.45 |
Settembre | 1-15 | 8.45-18.15 |
Settembre | 16-30 | 8.45-18.00 |
Ottobre | 1-15 | 8.45-17.30 |
Ottobre | 16-31 | 8.45-17.00 |
Novembre | 1-15 | 8.45-16.00 |
Novembre | 16-30 | 8.45-15.30 |
Dicembre | 1-31 | 8.45-15.45 |
Ricordiamo che, in ogni caso, il museo chiude il primo ed il terzo lunedì del mese per manutenzione e che museo ed area archeologica restano chiusi nei giorni 1 gennaio, Pasqua, Pasquetta, 15 agosto e 25 dicembre.