Home » Casal Velino Capoluogo
Casal Velino Capoluogo
Casal Velino Paese

Casal Velino Capoluogo

La storia di Casal Velino, senza alcun dubbio, risulta legata a doppio filo con quella di Velia, soprattutto a partire dall’epoca romana. La testimonianza più evidente è, chiaramente, nei basamenti di terme romane ritrovati in prossimità della Cappella di San Matteo ad duo flumina che, in qualche modo, lascerebbero pensare che questo territorio fosse frequentato almeno a partire dalla dominazione romana di Elea (il cui inizio è databile intorno all’88 a.C.).

CENNI STORICI – Tuttavia si ritiene che il borgo, corrispondente all’attuale Casal Velino, sia nato a seguito dell’abbandono dei centri di S. Zaccaria, S. Giorgio e S. Matteo ad duo flumina (quest’ultimo situato nell’antico punto di incontro dei fiumi Alento e Palistro) per le incursioni dei saraceni e per l’imperversare della malaria. Proprio nei pressi dell’attuale Cappella di San Matteo si ritiene sorgesse un monastero, probabilmente dedicato alla Vergine Maria o a Maria Odegitria, di cui abbiamo traccia già a partire dal 950, periodo in cui Casal Velino risultava tra i possedimenti di Gisolfo I di Salerno.

I primi insediamenti urbani, legati appunto allo spopolamento dei territori di San Matteo, San Giorgio e San Zaccaria, si formarono in contrada Convento e a seguire nei rioni Pendino, Vallecupa e Serramarina. In sostanza, provando ricondurre quei luoghi all’attuale toponomastica, il processo di inurbamento dell’antico borgo di Casalicchio seguì la direttrice Convento, via Penza, via Vittorio Veneto, via Giordano o Salita Velino, via Roma e Via Carmine Antonio Lippi. Le altre contrade che via via si formarono hanno mantenuto la loro denominazione fino ad oggi. Parliamo de la Stortina, Fontanelle, Pessione, Chiusa, Ambrosani, Foresta, Croci, Nuzzi, Fontana, Cermoleo, Cancarace, Ardisani e Carusi.

I primi atti ufficiali aventi ad oggetto territori insistenti nel Comune di Casal Velino risalirebbero al 1063, anno in cui risulta registrato un atto di compravendita di un querceto. Le prime notizie storiche certe sull’antico centro abitato di Casalichum risalgono, però, al 1276, anno in cui il borgo entra a far parte del feudo di Castellabate. Agli inizi del 1300 Casal Velino è teatro di una delle battaglie più sanguinose tra Angioini ed Aragonesi in virtù della quale, proprio questi ultimi, concederanno agli abitanti di Casalichum importanti esenzioni fiscali a titolo di ristoro per gli ingenti danni subiti (e lo stesso può dirsi per Acquavella e San Giorgio). Da ricordare un episodio databile nel 1352: in quell’anno, sulle coste dell’antico approdo di Marina di Casalicchio, naufragò una nave carica di carne, farina, vino e miele; i cittadini ne fecero subito razzia e a nulla valsero le proteste dell’armatore Antonio Bonci al Doge di Venezia e alla regina Giovanna. Il carico andò perso e gli interpreti dell’azione rimasero impuniti.  

Le tracce storiche principali, e i documenti più importanti, derivano però dall’Abazia di Cava cui Casal Velino è sempre stata in qualche modo legata. Proprio dagli archivi cavensi derivano le principali notizie in merito alle famiglie succedutesi nel tempo alla guida del borgo. Secondo le risultanze, Casal Velino fu feudo di Sichinolfo Capograsso di Salerno signore, oltre che di Acquavella, anche di Casalicchio, Pioppi e Massanova. Nel 1410 il feudo fu ceduto a Ladislao I ma, considerando il censimento del 1489, furono i baroni della famiglia Curiali a detenere il potere fino al 1522.

Dal 1591 i territori di Casalicchio furono ceduti ai Carafa, duchi di Laurino, ai quali saranno poco dopo confiscati e messi all’asta. Nel 1613 il feudo viene acquistato da Giovan Battista Caracciolo della Giovanna e da questo momento, e fino al 1640, la ridente cittadina attraverserà alterne vicende, passando di mano più e più volte: da Prudenza Caracciolo della Giovanna alla famiglia Coreale fino alla famiglia Bonito.

Proprio a quest’ultimo casato è legato un episodio sanguinario. Sull’onda dei malumori che animarono la rivolta napoletana del 1647, il 23 luglio gli abitanti di Casalicchio assalirono il palazzo del crudele Giovan Battista Bonito che, preda della furia della folla inferocita, fu ucciso e fatto a pezzi in piazza su un ceppo da macellaio.  La famiglia cedette, quindi, il feudo ai Gomez che, nel 1663, lo trasferirono ancora alla famiglia Bonito, in particolar modo ad Andrea Bonito. La storia dei trasferimenti, però, continuerà fino all’abolizione della feudalità nel 1806. Bisognerà però attendere il 1811 perché Casal Velino acquisti lo status di Comune autonomo eleggendo F. Antonio Pinto quale nuovo reggente del Decurionato.

Nel 1800 il Cilento ha scritto pagine importanti di questo periodo storico e della storia risorgimentale in generale e, considerando quanto riportato dall’Archivio Storico della Provincia di Salerno (anno III, fasc. I, marzo 1923) anche Casal Velino (o più correttamente Casalicchio) rientra a pieno titolo tra quei paesi che, in un senso o nell’altro, contribuirono ai principali avvenimenti del periodo.

In particolare, secondo quanto riportato anche dal “Giornale Italiano degli Atti di Amministrazione” e dalle “Considerazioni dei mezzi da restituire il valore proprio a’ doni …”, l’approdo di Marina di Casalicchio costituì crocevia importante per molti “legni” e “vascelli” delle truppe inglesi, francesi e spagnole, e per il commercio via mare per tutti i paesi dell’entroterra.

Proprio sul finire del 1800, e precisamente nel 1893, arriva il cambio di denominazione in Casal Velino.

OGGI – Oggi Casal Velino è una ridente cittadina adagiata su una splendida collina, nel bel mezzo del Parco Nazionale del Cilento, praticamente al centro della Costa Cilentana. Oltre che sede amministrativa dell’intero Comune, è rinomata per i suoi agriturismi ed i suoi ristoranti. Casal Velino, infatti, secondo la notoria ed antica tradizione dell’accoglienza, offre ai suoi ospiti il meglio della tradizione cilentana anche (e soprattutto) attraverso la buona cucina. Sono molti, infatti, i luoghi in cui è possibile degustare le prelibatezze del nostro territorio tra cui l’immancabile e pregiatissimo olio d’oliva, il fico bianco del Cilento e tutti i prodotti legati alla coltivazione della terra e all’allevamento.

Per vivere appieno la bellezza del borgo, un turista che voglia apprezzarne compiutamente l’essenza, dovrà visitare necessariamente le antiche strade e gli antichi portali, le vecchie contrade, le fontane dei Lavatoi, utilizzati già in passato dalle donne del paese, la Chiesa della Madonna Santissima dell’Assunta con la Cappella Affrescata di San Biagio (Santo Patrono del paese).