CENNI STORICI – Il villaggio di Acquavella risulta per la prima volta menzionato in un atto ufficiale nel 1009, anno in cui Guaimario III Principe di Salerno, fu chiamato a dirimere la questione concernente i confini proprio tra Acquavella e il Monastero di San Maria di Torricelli. Tuttavia, nonostante manchino evidenze storiche in grado di corroborare questa tesi, si ritiene che il primo insediamento risalga già all’epoca dei greci e che, in particolare, il nome della piccola frazione di Casal Velino, derivi proprio dal suo essere acquedotto di Velia. In realtà il nome, e l’origine del borgo, sono legati alla presenza di numerose fonti (quali Lacco, Fontanella, Della Selva, Del Mercante, S. Giorgio) utilizzate già dai monaci Basiliani.
Ben presto, già in epoca normanna, il nome di Aquavella (e della Chiesa di San Michele Arcangelo) sarà legato a quello della Badia di Cava. Tra il XII e il XIII sec. l’intero territorio del borgo risulterà tra i possedimenti dell’Abate e tale resterà anche con l’inizio dell’epoca angioina. Tuttavia, in occasione del Vespro che contrappose Angioini ed Aragonesi, il borgo fu completamente distrutto, tanto da spingere l’Abate prima a chiedere l’esenzione fiscale per i territori di Casalicchio e Acquavella, e poi a cedere i feudi a Siginolfo Capograsso di Salerno, signore anche di Casalicchio, Pioppi e Massanova.
Con l’inizio del XV sec. inizia uno dei periodi storici più importanti per il centro abitato che, ancora oggi, conserva i palazzi delle antiche famiglie feudatarie. Proprio in questo periodo, infatti, inizia la dominazione dei Sanseverino che, però, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non esercitarono quasi mai il potere diretto. Fin dal principio, infatti, entrarono in possesso soltanto di 1/4 dei territori di Acquavella, girandone la gestione alla famiglia Capano. Lo stesso accadde qualche anno dopo quando la Badia di Cava decise di cedere per intero i suoi possedimenti ai Sanseverino.
Il periodo dei Capano, però, sembrava destinato a finire. A causa dell’irrimediabile contrasto tra le due famiglie, la questione fu sottoposta all’attenzione di Re Ferdinando I d’Aragona (poi Re di Napoli) che affidò tutti i possedimenti ai Sanseverino. Tuttavia i Capano continuarono a gestire i territori acquavellesi, probabilmente grazie proprio a qualche forma di accordo siglata con i Sanseverino.
La congiura dei baroni del 1485 coinvolgerà, irrimediabilmente, anche Acquavella. A causa delle scelte della famiglia Sanseverino, l’antico centro abitato fu infatti affidato al dominio della famiglia Capano, della discendente Maria e di suo marito Sigismondo di Sangro che, nel 1509, riuscì addirittura a sottrarre Acquavella alla Baronia di Cilento, relegandola al ruolo di feudo autonomo. Negli anni, però, il territorio ne uscì smembrato e, in particolare, diviso in quattro parti tra i Carafa, i Capano, Mattia Rocco e i Di Sangro.
Qualche anno dopo inizierà, poi, l’era di una delle famiglie nobiliari più importanti di Napoli, i Sanfelice che ad Acquavella, e nella vicina Torricelli, stabiliranno il loro personale centro di maggior interesse fino ad ottenere il riconoscimenti dei titoli di Duchi di Acquavella e Marchesi di Torricelli. Probabilmente, proprio durante la dominazione dei Sanfelice, Acquavella conobbe l’orrore della peste del 1656. A testimoniarlo, infatti, ci sarebbero i resti di recipienti per l’acqua e contenitori pieni di ossa ritrovati in località San Giorgio che era, con ogni probabilità, il luogo deputato alla sepoltura degli appestati.
SAN GIORGIO – Il primo abitato è probabilmente databile già prima dell’anno 1000. Tuttavia le prime notizie certe, tramandate da atti ufficiali, risalgono proprio a quell’epoca. In particolare, nel 1034, località San Giorgio fu al centro di una disputa relativa ai confini, direttamente collegata alla conformazione territoriale dell’epoca. Proprio in quell’anno i territori del gastaldato di Lucania furono suddivisi in due sotto-aree, quella di Lucania e quella di Cilento. Proprio in questa occasione si pose una seria questione di confini tra i territori di Torricelli e quelli di San Giorgio, il cui signore, però, confessò di aver sconfinato nel territorio di Santa Maria di Torricelli, risolvendo definitivamente la disputa.
La storia della località, oltre che al piccolo centro abitato, è legata a quella del Convento di San Giorgio; si trattava di un convento di rito greco (come spesso accadeva in quell’epoca e come accadde anche per Torricelli), trasferito come gran parte dei terreni della Baronia di Cilento alla Badia di Cava che ne mantenne il dominio anche quando i Sanseverino diventarono gli effettivi proprietari dei terreni.
Tuttavia, se il convento (nonostante l’assenza di fonti certe) è databile molto prima dell’anno mille, i primi dati ufficili relativamente al centro abitato che attorno al convento nacque, risalgono al 1178, quando viene registrata una donazione secondo gli usi del villaggio (e, all’epoca dei fatti, perché un uso diventasse tale, occorrevano almeno cinque generazioni). Il piccolo borgo fu però completamente distrutto (come molti dei territori e dei centri circostanti) durante la guerra del Vespro tra Angioini ed Aragonesi e non è dato sapere se, e quando, il piccolo centro rinacque. L’unico dato è riferibile al 1362, anno in cui viene citata in un documento la Chiesa di San Giorgio.
Con l’avvento dei Sanseverino, San Giorgio rientrerà a pieno titolo nei possedimenti afferenti al borgo di Acquavella e, inevitabilmente, ne seguirà le sorti.
OGGI – Oggi Acquavella appare suddivisa in due parti, Pere Casale e Capo Casale. Da una parte è possibile apprezzare la bellezza di Palazzo Severini e Palazzo Musto; dall’altra la torre dei Duchi Sanfelice (Marchesi di Torricelli) affiancata da Palazzo Severini. Imperdibile è però lo spettacolo offerto dalla Chiesa di San Michele Arcangelo, la cui costruzione è databile intorno all’anno 1000. La grande navata centrale è dedicata alla Madonna delle Grazie, Santissima Protettrice cui il borgo dedica festa patronale il 2 luglio e ogni 5 anni la festa maggiore.
Secondo la cultura popolare, la Statua della Madonna, che la popolazione acquavellese onora con la sua profonda devozione, sarebbe stata trovata sulla spiaggia dell’antico approdo di San Matteo ad duo flumina; diffusasi la notizia, molte popolazioni dei territori circostanti provarono ad appropriarsene, ma soltanto i cittadini di Acquavella riuscirono a sollevarla. Quel segno venne da allora interpretato come chiara volontà della Beata Vergine.
Acquavella, però, non è soltanto storia e tradizione. E’ un centro accogliente, immerso nella natura, in cui potrete apprezzare scenari e paesaggi mozzafiato, magari durante splendide e rilassanti passeggiate per le vie del paese e per le campagne circostanti. Inoltre la folta comunità spesso allieta le serate dei suoi ospiti, in special modo durante l’estate, con manifestazioni ed eventi di pregevole fattura. Infine, in pieno centro, è disponibile un impianto sportivo polivalente, ideale per partite di calcetto, calciotto e pallavolo.