Quando si parla di patrimonio artistico e di Casal Velino, tradizionalmente il pensiero va sempre agli Scavi di Velia e, in seconda battuta, alla Cappella di San Matteo ad duo flumina. In realtà, volendo per un attimo tralasciare anche le bellezze delle altre frazioni, di cui compiutamente si parla nel sito, dobbiamo ammettere che siamo (eravamo?!) clamorosamente in errore.
Casal Velino, oltre alle bellezze la cui promozione è uno degli obiettivi del sito e della guida, può vantare, con la Chiesa Parrocchiale di Marina di Casal Velino, un patrimonio artistico di valore assoluto. Ciò di cui molti non sono a conoscenza è che la quasi totalità degli arredi sacri della Chiesa, porta la firma di Giuseppe Macedonio (Napoli, 25 settembre 1906 – Napoli, 22 febbraio 1986), ceramista maiolicaro napoletano.
Il noto artista partenopeo, vicino già dall’inizio della propria attività alla corrente futurista di Cocchia e Buccafusca, fu influenzato, anche per le collaborazioni con l’Industria Ceramica Salernitana di Vietri sul Mare, dall’espressionismo di stampo tedesco di Richard Dölker, Irene Kowaliska e dell’avellinese Guido Gambone. A partire dal 1938 il centro della sua attività diventa il Vomero (Napoli) e in particolare il rione Antignano (insomma, Napoli non è solo centro storico), che per l’opera di Giuseppe Macedonio (che sarebbe assolutamente più corretto chiamare Peppe) fu talmente importante da spingere Eduardo Alamaro a dire di lui: “Macedonio senza Antignano non poteva Essere, non aveva senso e spessore locale.”
Macedonio, però, non fu solo questo. Nel 1942 vinse il primo premio al IV Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza in collaborazione con il suo socio, Romolo Vetere, con il pannello in maiolica policroma Maternità ed Infanzia, esposto oggi presso il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Negli anni ’50, l’attività artistica del ceramista conoscerà il massimo splendore, tanto da spingere il Brooklyn Museum di New York ad acquistare il pannello Date a Cesare quel che è di Cesare/Il pagamento del Tributo, vincitore del primo premio alla Mostra dell’Artigianato Artistico Napoletano.
Negli anni successivi la fama di Macedonio crebbe a dismisura, tanto da essere più volte invitato a partecipare alle mostre di artigianato a Londra, Roma, Bruxelles, fino alla partecipazione alla Triennale di Milano del 1951. Tra il 1950 e il 1954, poi, l’opera più imponente: le maioliche di Macedonio rivestono la Fontana dell’Esedra alla Mostra d’Oltremare con un pannello di 1000 metri quadri avente ad oggetto l’evoluzione dell’uomo nella natura attraverso le attività primigenie della pastorizia, della caccia e dell’agricoltura.
Dagli anni ’60 il netto avvicinamento alle avanguardie storiche e all’art brut. E, proprio in questo periodo, Peppe Macedonio incontrerà il parroco di allora, Don Giuseppe Matonti, e darà il via alla creazione della stragrande maggioranza degli arredi liturgici ancora conservati nella Chiesa di Marina di Casal Velino che rappresenta, possiamo dirlo in massima franchezza, un’esposizione permanente di grandissimo spessore, spesso oggetto anche di numerosi lavori di tesi sull’argomento.
La parrocchia, infatti, custodisce le tredici stazioni della Via Crucis, un frontale di ambone, il paliotto dell’altare e i lati corti, il grande crocifisso che domina l’intera scena, un porta cero pasquale, due acquasantiere, il fonte battesimale e il pannello con l’effigie di Maria Stella Maris che costituiscono, quindi, una straordinaria mostra permanente dell’artista napoletano e che dovrebbero essere motivo di vanto ed orgoglio per l’intera popolazione di Casal Velino.